Accertamento della violazione del patto di non concorrenza

Al momento dell’assunzione il contratto di lavoro potrebbe prevedere il patto di non concorrenza, ovvero una clausola con la quale si limita l’attività del dipendente una volta concluso il rapporto con il datore.

In forza di questo patto, infatti, l’ex lavoratore non potrà svolgere mansioni in concorrenza con l’azienda per un determinato periodo ed entro una specifica area geografica.

Il mancato rispetto dell’accordo costituisce un illecito contrattuale. L’ex titolare potrà di conseguenza agire in giudizio nei confronti dell’ex socio, dipendente o collaboratore, al fine di ottenere il risarcimento per i danni patiti a causa della violazione.

In cosa consiste il patto di non concorrenza

Il patto di non concorrenza ha lo scopo di limitare l’attività del prestatore d’opera, per un periodo di tempo, entro una zona e in seguito alla cessazione del rapporto contrattuale con il datore. Più nello specifico, attraverso questa clausola, il titolare si accorda con il dipendente per regolamentare l’attività professionale una volta scaduto il contratto lavorativo.

A norma dell’articolo 125 del codice civile, il patto di non concorrenza può trovare applicazione ma nel rispetto di precisi limiti. Per prima cosa dovrà risultare da un atto scritto, nonché avere una durata circoscritta, ovvero 5 anni per i dirigenti e 3 per tutti gli altri lavoratori.

La clausola inoltre riporterà la zona geografica, l’oggetto e prevede la determinazione di un corrispettivo a favore dell’ex dipendente, somma commisurata proporzionalmente alla durata dell’obbligo di non concorrenza.

I datori che stipulano il patto di non concorrenza in accordo con i dipendenti non fanno altro che tutelarsi per eventuali condotte che potrebbero verificarsi allo scadere del rapporto lavorativo. Grazie a questo accordo, infatti, l’ex prestatore non potrà mettere in pratica una concorrenza sleale e quindi deleteria nei confronti dell’azienda presso la quale svolgeva le mansioni, visto che ha già acquisito le tecniche e le modalità di esecuzione.

Lo scopo della norma è quello di consentire al datore di proteggersi, per un periodo di tempo ed entro una determinata zona geografica, successivamente allo scioglimento del rapporto di lavoro e nei riguardi dell’ex dipendente che passa al servizio di un’altra impresa concorrente.

Sul punto la Corte di Cassazione, con ordinanza n. 9790 del 2020, ha specificato che il patto di non concorrenza, sancito dall’articolo 2125 del codice civile, può interessare qualsiasi attività lavorativa che possa competere con quella del datore di lavoro. La clausola dovrà comunque limitarsi alle sole attività che il dipendente espletava nel corso del rapporto.

Mancato rispetto del patto di non concorrenza

Quando il lavoratore non rispetta il patto di non concorrenza commette un illecito, quindi potrà essere accusato di condotte sleali in base agli articoli 2125, 2596 e 1751 bis del codice civile.

Nel momento in cui si verifica questo illecito contrattuale il datore potrà agire in giudizio nei riguardi dell’ex dipendente non solo per ottenere l’adempimento dell’accordo tramite una procedura d’urgenza, ma anche il risarcimento dei danni patiti.

Il patto di non concorrenza stipulato fra le aziende

Oltre al patto di non concorrenza fra datore e dipendente esiste quello fra le aziende che, a norma dell’articolo 2596 del codice civile, per poter essere valido dovrà essere circoscritto a una specifica attività e determinata zona.

A tal riguardo la Corte di Cassazione, con sentenza n. 16026 del 2001, ha sancito la nullità dell’accordo di non concorrenza quando finalizzato a precludere in maniera assoluta la possibilità di sfruttare la capacità professionale acquisita nel settore di riferimento.

In queste situazioni, al fine di agire in giudizio, bisogna dimostrare non solo l’esistenza del patto di non concorrenza, ma anche la violazione dello stesso da parte dell’ex dipendente. L’onere della prova grava sul datore che sarà chiamato a raccogliere tutti gli indizi pertinenti, per bloccare l’illecito e ottenere il risarcimento del danno.

Raccolta delle prove per violazione del patto di non concorrenza

Dimostrare il mancato rispetto del patto di non concorrenza vuol dire acquisire le prove che dimostrano la condotta contraria alla legge posta in essere dall’ex dipendente. Imprenditori, professionisti e aziende possono chiedere il supporto di un’agenzia investigativa specializzata nel settore, in grado di documentare con indizi validi la violazione della clausola contrattuale e quindi della concorrenza sleale.

Visto che l’onere della prova spetta al prestatore di lavoro è fondamentale affidarsi a partner qualificati, legalmente autorizzati per svolgere indagini approfondite e minuziose, con risultati di qualità e che potranno essere valutati davanti al Giudice competente.

Investigazioni per violazione del patto di non concorrenza

Nel caso in cui un’azienda dovesse avere il sospetto che gli ex dipendenti, soci o collaboratori non abbiano rispettato quanto previsto dal patto di non concorrenza è determinante agire subito per evitare di subire maggiori danni e poter intraprendere una causa in giudizio.

Il datore di lavoro può quindi rivolgersi senza indugio a Sis Investigazioni che si occuperà di portare a termine tutte le indagini e gli accertamenti volti a dimostrare la violazione della clausola di non concorrenza. In questa maniera si evita il prosieguo di azioni pregiudizievoli per l’azienda.

Alla fine dell’attività svolta, gli investigatori potranno consegnare al datore che ha subito l’illecito una relazione dettagliata che include tutto il materiale probatorio, quali rilievi fotografici, filmati, file audio ed eventuali testimonianze che saranno oggetto di valutazione da parte del Giudice.

In definitiva, rivolgersi a Sis Investigazioni vuol dire poter contare su un team di professionisti altamente qualificati e preparati, ovvero addestrati anche per poter documentare ad ampio raggio l’avvenuta violazione del patto di non concorrenza da parte di un ex lavoratore oppure nei rapporti fra le aziende.

Bisogna considerare che il reperimento degli indizi che dimostrano questo illecito contrattuale non è un lavoro agevole e alla portata di tutti, per questo occorre agire prontamente attraverso il supporto di investigatori che riescono a operare in modo rapido, anche per scongiurare ulteriori danni al prestatore di lavoro.