Al fine di smascherare truffe e truffatori, sempre più compagnie assicurative, nel corso degli ultimi anni, decidono di affidarsi alla professionalità degli investigatori privati.
Il ruolo dell’investigatore non è solo quello di valutare un episodio, ma soprattutto accertare eventuali precedenti incidenti stradali o casi simili in cui sono implicati i soggetti che richiedono il danno.
Non solo: l’investigatore privato ha spesso il compito di verificare l’autenticità di polizze, attestati, documenti, ricostruire i fatti e scovare più informazioni possibili sui soggetti coinvolti.
Ma in questo modo non si lede la privacy dei diretti interessati?
Così si è pronunciata di recente la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che ha dichiarato infondato il ricorso di una coppia svizzera, che era stata oggetto di indagini private da parte di una compagnia di assicurazione.
Nel 2001 il marito, in qualità di passeggero, era rimasto ferito in un incidente stradale e aveva quindi avviato una richiesta di risarcimento a carico dei conducenti dei veicoli coinvolti. La cifra che avevo richiesto era pari a 1,5 milioni di euro (1,8 milioni di franchi svizzeri).
La compagnia assicurativa aveva deciso, nel frattempo, di assumere un investigatore privato, perché per nulla convinta che i danni subiti dall’uomo fossero così gravi da richiedere un risarcimento elevato.
L’uomo fu quindi oggetto di indagini private, mediante documentazioni fotografiche e video, per 4 giorni, in luoghi pubblici. Le prove raccolte dimostrarono che l’uomo poteva autonomamente fare la spesa, fare le pulizie sul balcone di casa, lavare la propria auto e anche alzare pesi.
Oggetto delle indagini fu anche la moglie, che sembrava vivere una vita assolutamente normale, senza bisogno di dedicare il proprio tempo al marito “ferito”.
Dopo aver scoperto l’azione della compagnia assicurativa, la coppia decise, nel 2007, di avviare un procedimento per azione illecita contro la personalità e la privacy.
La causa si è protratta fino ad oggi, con la sentenza definitiva dei giudici di Strasburgo, secondo cui le indagini della compagnia assicurativa sono state effettuate per preservare l’interesse dell’assicuratore e, comunque, sono avvenute in luoghi pubblichi, senza ingerire nella vita privata della coppia, in particolare della moglie.
Questa sentenza si rivela un duro colpo per i furbetti delle assicurazioni, perché potrebbe legittimare le compagnie assicurative a svolgere indagini private ogniqualvolta sospettino casi di truffa o frode.
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